Conversazioni itineranti a San Giovanni Apostolo (CEP)
20 Dicembre 2019
Conduttore: Giuseppe D’Aleo
Il quartiere San Giovanni Apostolo, da tutti chiamato CEP, acronimo che si riferisce al Coordinamento per l’Edilizia Popolare che ne coordinò la costruzione, si inserisce, come il quartiere Borgo Nuovo a cui è fisicamente contiguo, nel piano di sviluppo popolare delle città italiane, messo in atto nel dopoguerra con il cosiddetto “Piano Fanfani”. Tale piano aveva lo scopo da un lato di risolvere l’emergenza abitativa, dall’altro quella occupazionale.
Fu un grande sforzo che diede vita alla cosiddetta architettura INA-Casa, che a Palermo ha varie espressioni.
Nella costruzione di questi quartieri fu necessario trovare una sintesi tra l’esigenza di disporre di vaste aree a prezzi contenuti, il che richiedeva di allontanarsi dal centro, costituendo pertanto delle cittadelle separate dalla città, e l’esigenza di acquisire i terreni da grossi proprietari, per evitare di sottrarre terre ai piccoli contadini, togliendo loro un importante strumento di sussistenza.
Parimenti si cercò di creare delle isole il più possibile autosufficienti, in modo da non renderli quartieri dormitorio, dotandoli pertanto di infrastrutture per la comunità.
Questo intento è in gran parte fallito, e parte delle infrastrutture pubbliche nei quartieri periferici, CEP incluso, sono spesso illegalmente occupate da senza casa. La carenza dei servizi collettivi non ha comunque impedito la nascita di comunità compatte la cui vita si svolge in delle aree definite, generalmente occupate dagli esercizi commerciali storici e dalle parrocchie.
La Jane’s Walk inizia dalla piazza che separa la Parrocchia di San Giovanni Apostolo dal capolinea del tram. Verso l’interno la rotonda, recentemente sistemata, dà finalmente ordine al traffico e separa la Piazza dalla Villetta dedicata a Peppino Impastato.
Il cuore del CEP è attorno alla Parrocchia di San Giovanni Apostolo, che è il punto di riferimento per questa comunità per varie ragioni. La chiesa proprio in questi giorni festeggia i suoi quaranta anni dalla fondazione.
Il quartiere è ancora in crescita edilizia, sono in corso di definizione alcuni palazzi, e presenta innesti di popolazione provenienti da altre parti, presenze che in vario modo arricchiscono quelle degli abitanti storici favorendo quei processi di superamento della dimensione ghetto che il CEP, soprattutto in passato, è stato.
Punti centrali dello sviluppo del quartiere sono stati l’arrivo del tram, come detto il capolinea è di fronte la chiesa, gli interventi di qualificazione dell’area antistante la scuola con la sistemazione della rotonda, e la creazione del giardino pubblico in Piazza Benedetto Cellini.
La questione tram è estremamente sentita. Al di là di tutte le polemiche che hanno portato alla sua costruzione ed oggi alla sua gestione, va rilevato che in tutti i quartieri periferici oggi raggiunti dal tram lo stesso è visto come un servizio utilissimo ed ormai irrinunciabile, che avvicina enormemente queste aree al vissuto della città.
La vita del quartiere si svolge in via Barisano da Trani, che fiancheggia la parrocchia. Qui si trova il panificio storico, gestito dalla famiglia Allotta, presente sin dalla nascita del quartiere e gestito sempre dalla stessa famiglia, oggi alla terza generazione. Abbiamo assaggiato un eccezionale pan d’arancio. Il panificio comunque aveva un assortimento molto invitante di pani e prodotti da forno. Sulla stessa strada, poco dopo vi è la rinomata friggitoria del CEP, in zona detta “da Bartolo” dal nome del ragazzo che la gestisce.
Ed ancora il fruttivendolo ed un paio di piccoli alimentari, la macelleria. In pratica sono presenti e tutte storicizzate le attività commerciali base per la vita quotidiana. Questi rappresentano i classici punti vendita del quartiere, dove trovi un po’ di tutto, una struttura commerciale a gestione familiare che si va sempre più perdendo, soprattutto in centro soppiantata dai supermercati e dagli ipermercati.
Nella parte interna, nella piazza Benvenuto Cellini, il Comune ha recentemente sistemato una villetta, abbastanza ben tenuta e frequentata. È uno dei pochissimi polmoni verdi del quartiere. Fanno specie comunque gli scheletri dei giochi per bambini.
L’altra area verde si trova poco oltre la parrocchia, di fronte la scuola, ed è rappresentata dal giardino dedicato a Peppino Impastato, curato dalla scuola.
Nella villetta si nota il doppio cartello che indica il nome: il secondo in metallo posto sul luogo in sostituzione di quello in plexiglas distrutto per atto vandalico. Non so perché il cartello vandalizzato non è stato interamente rimosso. L’immagine però dà l’idea delle due anime che abitano e vivono il quartiere. Quella che distrugge, e quella che con pervicacia ricostruisce.
Una delle nostre guide ci parla dell’evoluzione anche umana del quartiere. Sono con noi oltre che residenti storici anche nuovi residenti, che inizialmente vivevano il quartiere solo come dormitorio e che adesso hanno preso l’abitudine a viverlo grazie soprattutto alla parrocchia, che è veramente il cuore pulsante di quest’area. Lo è nella sua dimensione religiosa, per il rispetto che la comunità ecclesiastica ha da parte dei residenti.
Lo è anche come struttura che accoglie. Ha, infatti, posto nei locali della parrocchia l’Associazione Onlus San Giovanni Apostolo (ne ho parlato qui), presieduta da Antonietta Fazio, che svolge un ruolo importantissimo per creare comunità, supportando le famiglie più indigenti, anche in ragione di un accordo con Ipercoop per la redistribuzione dei cibi in scadenza, e soprattutto occupandosi di tanti ragazzini che in questi territori potrebbero essere facile preda di contesti criminali.
Di questo parliamo con il gruppo di residenti con cui stiamo facendo il giro. Del fatto che comunque ciascuno conosce cosa alcuni ragazzi fanno per vivere, e che spesso è quasi una scelta obbligata dettata dall’assenza di alternative.
Sono persone che, al di là del vivere per lavoro al di fuori delle regole della legalità, sono comunque spesso parte integrata della comunità. Il che lascia pensare, da osservatore esterno, che interventi ragionati potrebbero avere esiti inaspettati.